Il 22 luglio scorso, la Corte Costituzionale ha confermato, con le sentenze numero 139 e numero 140, la legittimità del meccanismo del payback imposto alle imprese fornitrici di dispositivi medici alle strutture sanitarie, sulle cifre eccedenti i tetti di spesa nel triennio 2015-2018.
In sintesi:
la sentenza 139: riconosce alle imprese fornitrici una riduzione dei rispettivi pagamenti al 48%;
la sentenza 140: riconosce le varie criticità del payback, ma non ritiene tale meccanismo irragionevole e sproporzionato alla luce anche della significativa riduzione al 48%
Le aziende fornitrici di dispositivi medici saranno quindi obbligate a rimborsare una parte delle spese al SSN, se i costi di queste ultime risulteranno superiori ai budget previsti.
Tale onere finanziario definito “contributo solidaristico” limiterà le capacità delle imprese di investire in innovazione e ricerca, riducendo l’introduzione di nuovi dispositivi sul mercato e diminuendo anche la capacità delle imprese fornitrici di provvedere alle forniture necessarie al comparto sanitario.
Inoltre potrebbe portare al ritiro di alcuni prodotti esistenti, soprattutto quelli meno redditizi, compromettendo l’accesso dei pazienti a cure essenziali e non tutelando più quindi la loro salute.
Infine potrebbe portare le imprese a ristrutturazioni aziendali, con possibili perdite di posti di lavoro e un impatto importante sull’intero sistema sanitario e sociale.
Tale pronuncia versa un intero comparto e tutta la filiera italiana del settore dei dispositivi in una crisi irreversibile.
Confindustria Dispositivi Medici – FIFO Sanità – PMI Sanità – Confimi Sanità e le altre numerose associazioni di categoria hanno già espresso la forte preoccupazione per le sentenze di rigetto della Corte costituzionale sull’incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici, chiedendo al Governo l’immediata convocazione e costituzione di tavoli per gestire la crisi del comparto.
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